Sbatte, ben presto, contro un evento improvviso: l'ingresso inevitabile alla scuola primaria con tanto di orribile grembiulino blu.
Bella la sottolineatura in grassetto di parole, di vocaboli e modi di dire che danno enfasi al racconto.
La scuola la sente come un obbligo e la cosa più sgradevole è dover stare seduti 8 ore a sentire urla e noiose maestre.
Il primo giorno si sente sputata dentro la scuola come una pallina da biliardo e viene travolta da un ragazzo villano paragonato ad un avanzo di galera.
Yone si sentiva innocente ma prigioniera da quella “prima A” che sarebbe durata per 5 anni.
Per fortuna entra Lorenzo, un compagno, che dopo aver pestato una cacca per strada vive con Yole la loro prima avventura, tentando di andare nei bagni bloccati da quel mostro di bidella Nilde.
In pochi giorni Yole si conquista la fama di “birbante” grazie alle maestre Anna e Gioia, molto diverse nel fisico, ma uguali nei modi e nell'urlare in modo sibilante il suo nome.
In più ci si mette anche la mensa, uno dei tasti dolenti, dove piatti dai colori strani accompagnano intrugli immangiabili.
La scuola non faceva per la povera Yole che sognava festività e vacanze viste come un'amnistia temporanea da quella prigionia.
Arrivo finalmente la terza elementare accompagnata da quell’ odiosa della compagna Rebecca la più brava della classe, orgoglio delle maestre e per Yole, persa nella sua fantasia, quel momento fu accompagnato dall'arrivo della prima nota e di conseguenza anche la ramanzina dei genitori.
In questi momenti Yole immagina la sua fantasia imprigionata come un ladro in gattabuia.
I suoi giorni passano tra errori, terribili nozione ortografiche difficili e inarrivabili a parte per l'odiosa Rebecca.
Un giorno accadde che i numeri ed il quaderno, o meglio il taccuino, iniziarono a parlare perché Yole li trattò male.
Le dissero di stare attenta poiché lei doveva arrivare ad imparare la grammatica e non la sgrammatica, come la maggiorparte della gente in giro, a causa della sua distrazione e svogliatezza
Yole rimanendo sempre indietro chiese aiuto al taccuino, visto che sembrava così saggio, ma nulla valse ed arrivò pure la seconda nota con richiami e divieti per i giochi, per i cartoni e per gli amici.
Minacciò il taccuino di abbandonarlo nel freddo zaino o di tagliarlo a pezzettini e lui dopo tanta insistenza capitolò i fece i compiti al posto di Yole ma tra alti e bassi e scioperi arrivò così la quarta elementare.
Qui ci fu la tragica scoperta che le maestre cambiarono i posti a sedere e lei capitò vicino alla perfida Rebecca la “ so tutto solo io” e le giornate divennero interminabili.
Comparve, per di più Mister pidocchio, che pur di averla come amica le promise di liberarla di Rebecca.
L'avviso della maestra per un pericolo pediculosi scatenò a casa di Yole un cataclisma di pulizie a causa dell'importanza dell'igiene e poi non si fece mancare neppure l'influenza, periodo che non le dispiaceva perché era lontana da scuola.
In questi giorni di malattia arrivò un nuovo amico “Aggettivo” che si lamentava della sua mamma severa insopportabile di nome Grammatica e di tutti i suoi fratelli: Nome, Articolo e Verbo e delle zie Morfologia e Sintassi.
Yole parlava alla mamma dei suoi amici e lei la credeva febbricitante , la tenne a casa ancora ma si fece pure dare i compiti dalla maestra, tanto che Yole pensò fosse che fosse peggio stare a casa con la mamma che tornare a scuola.
Al suo rientro incontrò ancora pidocchio e lo ospitò nel suo banco e si sedette vicino a quell'insopportabile noiosa e detestabile Rebecca.
Le maestre credevano fosse l'unica che potesse dare una buona influenza a Yole, ma lei voleva liberarsene facendo l’insopportabile, fece del suo peggio e dopo la guerra delle chiccole Yole si soffiò pure il naso nella felpa di Rebecca.
Ne scaturì un urlo incontrollabile della maestra Gioia che le mise a due tavoli diversi in fondo all'aul;
le due compagne iniziarono ad insultarsi vigorosamente, finché un giorno Rebecca affrontò Yole e lei disse che l'avrebbe aiutata a migliorare così entrambe avrebbero potuto sedersi vicino ai loro amici.
Arduo proposito Yole era un osso duro, nonostante tutto Rebecca inperterrita ci provò instancabile.
Un giorno, durante la lettura un personaggio di nome Dino saltò fuori e disse a Yole di leggere bene per non far arrabbiare la signora punteggiatura e non causargli problemi.
Yole, allora, lesse tutto il brano d'un fiato rispose pure le domande e la maestra si complimentò con lei.
I risultati della perseveranza di Rebecca cominciarono a vedersi e le bambine cominciarono a vedersi anche nel pomeriggio.
I personaggi prendevano sempre vita dai libri e aiutarono Yole a diventare più sicura di sé.
Una sera non studiò gli insiemi ma i sensi di colpa le rovinarono la serata e non la lasciavano in pace; di seguito l'interrogazione andò malissimo.
Quando la maestra nominò le operazioni in colonna Yole scarabocchiò le colonne della classe e finì dalla preside per quella bravata.
Ora aveva un nuovo primato e si aspettava una punizione esemplare da quella figura da lei immaginata mostruosa.
La preside si dimostrò umana e le raccontò che conosceva da vicino la fantasia dei bambini e per questo faceva il suo lavoro; disse a Yole che la fantasia va educata non dimenticata bisogna usare delle regole.
La preside non raccontò ai genitori l'accaduto e raccomandò a Yole di dare alla sua fantasia una disciplina e le raccomandò di impegnarsi maggiormente.
Nei mesi successivi i miglioramenti erano visibili e l'anno si concluse in modo brillante.
La maestra disse che in quinta Yole poteva tornare con Lorenzo; Yola e Rebecca sopportavano ma si accorsero che se lavoravano insieme i voti lievitavano e taccuino fece notare a Yole che la diversità è una vera virtù.
Dopo un po’ di tempo la sua coscienza si fece sentire sottoforma di un personaggio, un asinello, che le ricordò che la sua irriconoscenza verso Rebecca era palese.
Durante una lezione di italiano menzionarono la metafora” chi trova un amico trova un tesoro” e Yole disse alla maestra che trovarne due sarebbe meglio e che oltre a Lorenzo voleva sedere vicino anche alla sua amica Rebecca.
Yole si accorse di essere più saggia, di avere imparato tante cose, affrontato avventure, vissuto amicizie e solidarietà fra compagni esperienze che la rendevano più felice.
L'ultimo giorno di scuola volò ed anche Yole si sentiva volare e voleva urlare “fineeeee” ma poi sentì la parola “medie” e trasalì.
Sbuffò “gli esami non finiscono mai” ma è meglio non pensarci ora ci sono le vacanze.
Questo libro è irriverente, fantasioso e coinvolgente si legge tutto d'un fiato e dice ciò che i ragazzi vogliono sentirsi dire che la scuola è brutta ma che affrontarla può essere un’ avventura che ci aiuta a maturare.
Sia nel bene che nel male ci sono insegnamenti basta coglierli.